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Coltivazione della segale
Una volta tutti i campi di Piatta (e dell’Alta Valtellina in genere), anche i terreni oggi adibiti a prato, erano coltivati a segale, perché così si aveva farina per fare il pane e paglia per gli animali. 


Lavori prima della semina
in primavera si sarchiava, cioè si zappettava (in dialetto “cercelèr”), per rendere più soffice la terra e, i contadini toglievano le erbacce presenti nel campo. Il terreno, precedentemente concimato con il letame, veniva smosso con una vanga.


Lavori durante la semina
La donna spargeva la semente nei solchi preparati nel terreno e l’uomo, usando un rastrello, li copriva con il terriccio per impedire agli uccelli di beccarli.


Lavori durante il raccolto
Le spighe maturate venivano tagliate con la falce o con il falcetto (rampelìn) e sistemate in covoni legati alle due estremità da spighe intrecciate; ogni dieci si formava una “decima” (dégiuma) e questi covoni venivano lasciati essiccare nei campi.


Lavori dopo il raccolto e storia della segale a Piatta
Venivano poi portati nel fienile, slegati, distesi sul pavimento e battuti con l’”eskùt” per farne uscire i chicchi. I chicchi venivano, poi, trasportati in un locale. Compito dei bambini (badentìn) era quello di pulire i chicchi, separando quelli neri (segale cornuta): questi erano destinati alla farmacia. Da questi si estrae ancor oggi una sostanza usata in medicina contro l’invecchiamento cerebrale. Solo dopo il 1950 questo lavoro veniva svolto nei campi di Piatta anche con la trebbiatrice: veniva sistemata nella piazzetta e tutti portavano il loro raccolto: senza tanta fatica e tanta pazienza, si separavano i chicchi dal resto della pianta. 

Il padrone della trebbiatrice veniva da Lovero (paese della media Valtellina nei pressi di Tirano) e faceva il giro di tutti i paesi dell’Alta Valtellina, tranne che a Bormio, poiché lì ve n’era una fissa. Tutti i chicchi venivano poi portati al mulino (vicino al bar Rina): e il signor Pio, mugnaio del tempo, lo faceva funzionare. Questo mulino, istallato nel 1948, funzionava, come oggi, elettricamente; prima di questa data la segale veniva trasportata al mulino di Bormio, funzionante ad acqua. Un tempo a Piatta c’era anche il “pres’tìn” (panetteria), dove oggi sorge l’unico negozio per generi alimentari: “prestinaio” (panettiere) era il papà della maestra Eufrasia. Dopo la sua scomparsa nessuno ha più continuato il suo lavoro e siamo rimasti senza “pres’tìn”. Molti, comunque, avevano il proprio forno e si facevano il pane di segale in casa.

Attrezzi usati per la coltivazione della segale

1.      La forca              il tridente

2.      La falc                la falce

3.      La côt                 la cote

4.      L’es’kùt              il correggiato

5.      Al res’tel             il rastrello

6.      La falc o ‘l rampelìn   la falce o il falcetto

7.      La zàpa               la zappa

8.      Al badìl per s’badilèr   il badile

9.      Al badìl               la vanga

10.  Al mulinèl            il mulinello

11.  Al zapìn              il sarchio


 

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